La responsabilità della vita domestica spettava alla donna, alla quale veniva attribuita la qualifica di "signora della casa". Non si trattava solo un formale titolo di cortesia, perché la moglie organizzava tutta la vita quotidiana e amministrava i beni comuni. Proprio per esprimere il senso di eguaglianza e di intimità, marito e moglie venivano indicati, anche nella lirica d’amore, con i termini "fratello" e "sorella". Le donne di estrazione più umile condividevano spesso l’attività lavorativa del marito oltre, naturalmente, a occuparsi delle faccende tipicamente femminili come tessere, cucinare, tenere fornita la dispensa e preparare unguenti. Già nell’Antico Regno la donna era dal punto di vista giuridico indipendente: poteva cioè far valere i propri diritti in tribunale ed esprimere liberamente la propria volontà nel disporre dei beni privati.
Il matrimonio era sancito da un contratto che, alla morte del marito, assicurava alla vedova la sua parte di patrimonio. Nella civiltà egiziana la donna svolse sempre un ruolo considerevole, spesso assai più importante che nelle altre civiltà del Mediterraneo. Anche nella religione ebbero parte importante le divinità femminili: oltre a Iside, che con la forza dell’amore vinse la morte, altre dee impersonarono, nel pantheon egiziano, figure dalla forte personalità e carattere.